Vittorio Colao contro il posto auto, chi vincerà?

Presentato al pubblico grazie a una sapiente uscita “imprevista” dalle stanze dei ministeri alle redazioni italiane, il progetto del gruppo guidato da Vittorio Colao è planato nella società italiana come una specie di Ufo. Naturalmente sono andato di corsa a vedere cosa prevedesse per la mobilità, la cui monocraticità automobilistica cerco di abbattere da fin troppo tempo, almeno nella testa delle persone.

A pagina 47, grosso modo a metà del documento quindi non proprio in posizione periferica, si trova il capitolo in questione, “Trasporto pubblico locale, trasporto privato e ciclabilità”, inserito nel più generale argomento saggiamente intitolato “Infrastrutture e ambiente, volano del rilancio”. Le considerazioni sono quasi commoventi: si parla di necessità e urgenza di ribaltare il modello attuale in coerenza con le indicazioni europee sulle cosiddette smart cities, investendo consistenti fondi esclusivamente pubblici sul tpl a emissioni zero o quasi. Nel dettaglio, occorre “promuovere il trasporto sostenibile e le relative infrastrutture; incentivare lo sviluppo capillare di infrastruttura per mobilità sostenibile, come ad esempio le stazioni di ricarica elettrica, anche private; incentivare la creazione dell’infrastruttura ciclistica e incoraggiarne l’utilizzo attraverso, ad es., piste ciclabili, stazioni di ricarica e-bike, sistemi di sicurezza e ciclo-parcheggi; favorire lo sviluppo di Hub intermodali alle porte delle città, prevedendo parcheggi per privati e snodi del trasporto pubblico/piste ciclabili e chiusura al traffico privato dei centri urbani”.

E resto fulminato: davvero ho letto chiusura al traffico privato dei centri urbani? Nel frattempo sono costretto ad affacciarmi per dire al quel cretino in strada di smetterla di strombazzare perché non passa con la sua macchinina lungo il vicus Patricius, dove abito.

Torno al documento e resto basito nel leggere quella semplice frase, messa lì con una semplicità da cicloattivista.

Stranamente, questa prospettiva di cambiamento invece di rilassarmi mi fa incazzare: non solo so che il libretto rosso di Colao&co sarà tranquillamente accantonato, ma soprattutto leggo queste prospettive in un momento particolare del luogo in cui vivo, l’antichissimo rione Monti, l’ex Suburra dei romani, il luogo ininterrottamente abitato più longevo ab Urbe condita. Qualche giorno prima il Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso contro una decisione del Tar che dava il via alla creazione dell’Isola ambientale Argiletum, che avrebbe risistemato l’intero rione. E’ una lotta che va avanti dalla fine del 2014, con una parte di residenti che non vuole mollare il diritto al parcheggio e indica una generica “movida” come pericolo principale dell’allontanamento delle auto dal rione che risulterebbe dal piano dell’isola ambientale.

Costoro, dopo aver stranamente “perso” al Tar (un miracolo), meno stranamente hanno finalmente “vinto” al Consiglio di Stato. Certo, magari aiuta avere il presidente di quell’organismo che abita nel rione, ma guarda che vado a pensare. Ho fiducia nelle magistrature eccetera.

E ritorno al piano alieno di Colao. Tu vuoi chiudere al traffico privato i centri urbani, Vittorio. Anch’io, e malgrado tu sia stato svezzato al desco del liberismo logica vuole che questa sia una misura con potenti caratteristiche di obiettività. Ma né tu né io abbiamo fatto i conti con il sistema Italia e la sua intensa relazionalità interessata. Perderemo, Vittorio, e vincerà il posto auto.

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