Non dal basso ma dal vasto

Dicono di esigenze popolari: “viene dal basso”. Come se fosse una identiificazione di valore (oggi apparentemente positivo) venire dal basso.
E se invece si fosse sbagliato termine? E se chi si riconosce nel valore della collettività coesa fosse stato ingannato da quell’immenso mare che è la lingua italiana? Se questa locuzione fosse l’ennesimo inganno delle oligarchie, con la connivenza di chi è troppo educato per dire un vaffanculo bello tondo e pieno?

Vediamo. Alto: viene dalla nostra postazione eretta. Stiamo in piedi, su una verticale dinamica. La nostra vista è frontale e serve parecchio, tanto che dei cinque sensi che abbiamo tutti è quello più considerato. Vista in alto equivale, animalescamente, a guardo lontano. Questo è un bene, quando si è specie nomade in competizione con altre che hanno qualità di forza superiori alle nostre, dunque tendenzialmente vittoriose in caso di lotta. In alto abbiamo il cervello, che è la nostra vera fonte di sopravvivenza. Alto come migliore nasce dal nostro essere fatti così. Il latino altu è il participio passato di alere, allevare. Far diventare alto. Forse viene dal nostro essere diventati da nomadi ad allevatori/agricoltori. Si fa crescere qualcosa.
Stiamo allo stesso punto di prima.
Basso: seguendo la stessa linea di pensiero in basso abbiamo i piedi. Che sono quelli che in origine ci muovevano, quando eravamo nomadi. Ora che siamo stanziali un po’ ce ne vergogniamo, e sono considerati arti “inferiori”, e a nessuno sfugge la parentela con ìnfero, o inferno.
Sotto. Può darsi anche che derivi dal fatto che, lottando, chi sta sotto è lo sconfitto.
Sempre più spesso mi viene da pensare che le lotte che moltitudini stanno adottando negli ultimi anni (e che non sono una novità, pensate solo alle varie rivoluzioni di popolo di cui sappiamo tutti, a partire da quella fondante dell’Europa ovvero quella francese) e che vengono definite “dal basso” siano in realtà insultate dalle élites. Adesso va di moda dire “siamo il 99%”. Questo è “basso”?.
Se leggiamo su uno dei qualsiasi media che frequentiamo “richiesta che viene dal basso” ho due chiavi di lettura: “ah, finalmente la voce di tanti viene ascoltata”. E poi una seconda, più oscura, negativa, che mi mette in sospetto: sospetto che, istintivamente o no, chi descrive lo lotte moderne voglia in qualche modo svilire il “basso”, semplicemente perché è “infero”, inferiore. A che o chi, poi, non si sa. Non siamo nomadi da tanto tempo, e ormai siamo in posizione seduta o orizzontale.
Propongo quindi due alternative ad alto e basso.
Non alto ma ristretto: quindi piccolo, ridotto, risicato, minimo, insufficiente, esiguo: pochi che si spacciano per forti. Come le oligarchie economiche.
Non basso ma vasto: ampio, esteso, grande, enorme, immenso, spazioso, largo, capace. Come lo sono le folle coese. Come siamo noi tutti che sentiamo il bisogno di cambiamento.

Spero che questa mia idea abbia consenso. Propongo di iniziare a dire anche nelle nostre lotte (io lotto per una mobilità urbana diversa attraverso l’uso della bici e per lunghe distanze quotidiane della bici più mezzo pubblico, ma ognuno, spero, ha la sua lotta, anzi l’abbia se ancora non ce l’ha) che la proposta non viene dal basso ma viene dal vasto. E che chi è considerato in alto debba essere considerato ristretto.

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