La Federazione delle mummie

Dopo giorni di intenso impegno mediatico per #salvaiciclisti, riassumo quanto accaduto, ricordando che in meno di 48 ore il gruppo su Facebook sta per raggiungere le 3.000 adesioni.

Il 2 febbraio il Times apre la sua home page con un manifesto in 8 punti per migliorare la sicurezza dei ciclisti , rivolgendo un appello al governo di Londra perché lo adotti.
Qui da noi se ne accorge per primo Ilpinz, del blog Piciclisti e chiama a raccolta gli altri cicloblogger. In un paio di giorni organizziamo la prima critical mass ciclodigitale della storia e aggrediamo il web alle ore 12 dell’8 febbraio: tutti lo stesso post. Facciamo in modo che se ne accorgano i media. Il rilancio è immediato, e a fine giornata tutti i mezzi d’informazione hanno rilanciato la rivolta dei blogger ciclisti.
Le adesioni diventano migliaia, su Twitter #salvaiciclisti arriva al secondo posto.
In pratica tutta Italia è informata della nostra azione.
Ma il vecchio mondo stenta a morire, e dal suo letto d’agonia trova ancora il tempo per fare l’ennesima brutta figura:
prima la Gazzetta dello Sport, abbastanza viscidamente e con almeno 24 ore di ritardo, fa propria la campagna e la rilancia, giustamente, nella sua home page ma senza citare l’origine della valanga, ovvero l’azione spontanea e disinteressata di centinaia, migliaia adesso, di persone che vivono la bici ogni giorno. Vabbe’, transeat, e tutto fa brodo. Certo che potevano evitare di irritare migliaia di persone.

Il top del laidume, però, lo raggiunge poco fa la Federazione ciclistica italiana, da noi ciclisti urbani sempre considerata una succursale periferica del Museo egizio del Cairo ma comunque, ahinoi, l’organismo ritenuto istituzionale nelle cose di bici, anche se solo dal lato sportivo (ma non perdono occasione di infilare qualche benda nelle vicende del ciclismo urbano). La Fci, a due giorni dall’inizio della cosiddetta rivolta, geroglifica un comunicato in cui riesce persino ad attribuirsi un ruolo, e naturalmente non cita affatto l’azione degli attivisti italiani, senza cui non si sarebbero mai accorti di ciò che il Times aveva iniziato, dato il notevole spessore dei loro sarcofaghi in cui non entra neanche il rumore dell’atterraggio di un Airbus.

Invito la Fci ad essere meno irrispettosa di noi viventi. Noi siamo rispettosi delle antichità e le vogliamo in un buono stato di conservazione, ci piacerebbe portare i nostri bambini a visitare le antiche vestigia, ma queste non devono spostarsi troppo, altrimenti intralciano la vita quotidiana. Le mummie devono essere caute, perché sono fragili e restaurarle costa molto.

aggiornamento alle 23:17 del 10 febbraio 2012: forse ‘sto ceffone è stato utile

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