La trappola delle piste ciclabili

Va bene, parliamo di piste ciclabili. Ogni due per tre mi chiedono cosa ne penso, e se non sia il caso di costruirne di più eccetera.
Premessa: anche a me piacerebbe vivere in una Roma e in un’Italia che avessero la stessa identica attenzione di paesi come l’Olanda per la questione. In Olanda, per dire, ogni singola maledetta strada ha una ciclabile: autostrade comprese, in questo caso ben separate dal nastro dove scorrono i mostri e in qualche caso al di sotto della sede autostradale.

Detto questo, l’argomento piste ciclabili, a Roma e in Italia, è in realtà una trappola. E a volte, per inciso, sono trappole anche le stesse piste in sé. Ma la trappola di cui parlo è più sottile: è una trappola mentale. Ora spiego perché.

Quasi ogni discorso di chi non va in bici e ammette, seppur a malincuore, che potrebbe farlo, è: “ci andrei pure ma mancano le ciclabili”. Argomento, per lui o lei, fine di mondo: tombale, definitivo, perentorio. Una volta enunciato, si torna a sorbire l’aperitivo e a cercare nuovamente un parcheggio o sfogliare il giornale per decidere cosa vedere al cinema.

Invece si è appena enunciata una fesseria immensa, fomentata dagli stessi amministratori per motivi più biechi che ragionevoli.

Nessun amministratore italiano  vuole davvero delle ciclabili. I motivi sono essenzialmente due, ma uno è molto più forte. Il primo, il motivo che chiamerei debole e che viene spacciato per forte, è: “non abbiamo i soldi per fare le ciclabili. Ci piecerebbero tanto, ma purtroppo la cassa è vuota”. Per il momento accettiamolo così come viene enunciato.

Ora vi dico il motivo serio, quello davvero grosso, il vero ostacolo: il mostro di cui non si può parlare e di cui infatti non si parla. Si chiama “consenso”. Ora seguite il ragionamento, non ci metterò molto. Nelle democrazie rappresentative come la nostra, a tutti i livelli gli amministratori cercano consenso per essere eletti. Senza consenso niente seggio e ciò che ne consegue. Senza consenso continuo niente carriera (qui in Italia il servizio pubblico come amministratore è visto come carriera: “che fai tu? faccio il politico”). Insomma, fallimento.

Roma è una città che fu bella e ora è devastata dalle macchine, sia in movimento sia ferme: parcheggiate. A Roma ci sono poco meno di 800 vetture ogni 1.000 abitanti, una quanità fuori da ogni logica. Alcune famiglie di 4-5 persone adulte hanno una macchina a testa. Riuscite a immaginare cosa succederebbe se il comune o i municipi decidessero di fare ciclabili non dico ovunque ma quasi? Per farle si sottraggono parcheggi, e i cosiddetti cittadini “se li magnano”, come diciamo a Roma. Un assessore di qualche tempo fa, Tocci, provò ad ostacolare timidamente il traffico motorizzato; per poco non lo linciarono (politicamente): la sua caduta di consenso fu verticale, e ora ha trovato zittozitto rifugio in Senato, solo grazie all’immonda legge elettorale “pensata” da Calderoli&co, con le liste bloccate decise dai partiti: Tocci, altrimenti, non sarebbe stato eletto neanche amministratore di condominio.

Ora tutto questo è ben chiaro agli amministratori passati e presenti che per evitare di fare ciclabili serie (non dico costose: dico serie. Quelle attuali, fatte male e piene di inutili orpelli, costano all’incirca 100.000 euro al km, e si sfasciano in un amen) si nascondono dietro l’argomento fasullo, quello numero 1: “non ci sono soldi”.

Secondo logica, le ciclabili servono a separare due tipi di veicoli incompatibili: quelli leggeri e scoperti (bici) da quelli con massa consistente e velocità superiore, dunque dall’impatto devastante in caso di scontro (macchine e moto). Basterebbe ridurre la velocità di questi ultimi per ottenere sia una maggiore capacità di reazione in caso di rotta di collisione, sia minori danni fisici in caso di collisione vera e propria; e addirittura nessuna collisione. Per esempio un limite a 30 km/h in tutta l’area all’interno delle Mura Aureliane (rispettato) cambierebbe radicalmente e a costo zero la faccia di questa città.

Vi suggerisco di togliervi dalla testa che ciclabilità equivalga a piste ciclabili: non le avremo mai come in Olanda, se continua così. Se invece continuate a pensarlo, sappiate che vi state prendendo in giro da soli, e i furbacchioni che vi hanno ficcato in testa questa mina ridono sotto i baffi. Anche se i ciclisti quotidiani aumentano continuamente, ciò succederà finché saranno minoranza. E se pensate davvero che senza ciclabile non potete andare in bici, riconsiderate questa posizione: è falsa e vi è stata messa in testa da amministratori pavidi e incapaci, per evitare di contribuire con un po’ di fatica al miglioramento di Roma ma continuare comunque ad essere eletti, ad avere un seggio, una carriera e un ruolo sociale. Inconsistente e a volte dannoso, ma pur sempre un ruolo. E’ loro particolare interesse, e la ciclabilità vada a quel paese: roba da fricchettoni.

4 pensieri su “La trappola delle piste ciclabili

  1. vengo a roma sia per lavoro che per il piacere di girare nella più bella città che io conosca, da un paio d’anni la giro SOLAMENTE in bici (scatto fisso o silngle speed): non è una città facile da girare su due ruote, devo ammetterlo, molto meglio Londra, dove giro con le loro pesantissime bici per il bike sharing, ma lì almeno le piste ciclabili ci sono e soprattutto gli automobilisti (in genere) ti rispettano (taxisti a parte!). La ciclabilità la possono imporre i ciclisti, se trovano il coraggio di girare nelle città sempre più numerosi. I politici in italia, oggi, sono dei semplici ‘ricercatori di consenso’, quindi più la schiera dei ciclisti urbani aumenterà, più anche a roma dovranno farci i conti. la vedo così…
    http://www.fissa-azione.blogspot.com

  2. vengo a roma sia per lavoro che per il piacere di girare nella più bella città che io conosca, da un paio d’anni la giro SOLAMENTE in bici (scatto fisso o silngle speed): non è una città facile da girare su due ruote, devo ammetterlo, molto meglio Londra, dove giro con le loro pesantissime bici per il bike sharing, ma lì almeno le piste ciclabili ci sono e soprattutto gli automobilisti (in genere) ti rispettano (taxisti a parte!). La ciclabilità la possono imporre i ciclisti, se trovano il coraggio di girare nelle città sempre più numerosi. I politici in italia, oggi, sono dei semplici ‘ricercatori di consenso’, quindi più la schiera dei ciclisti urbani aumenterà, più anche a roma dovranno farci i conti. la vedo così…
    http://www.fissa-azione.blogspot.com

  3. buon inizio riguardo la trappola mentale che ci frena nell’utilizzo della bici
    forse è l’argomento da approfondire maggiormente…
    il resto mi sembrano polemiche inutili
    ben ritrovato Paolo
    Pierluigi
    riferimento per la memoria…
    HC16
     

  4. buon inizio riguardo la trappola mentale che ci frena nell’utilizzo della bici
    forse è l’argomento da approfondire maggiormente…
    il resto mi sembrano polemiche inutili
    ben ritrovato Paolo
    Pierluigi
    riferimento per la memoria…
    HC16
     

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