La fine di Fritz

“Com’è finita con l’austriaco?”

“Mi dispiace dirtelo, ma è morto con la sua barca”.

Con questo breve scambio via Whatsapp si mette il punto a una vicenda umana che ha avuto per qualche settimana caratteristiche misteriose, anche se in almeno due sospettavamo la dinamica dell’accaduto.
Friedrich S., detto Fritz, era un uomo apparentemente anziano anche se in realtà aveva superato da poco i 60. Non di poche parole: di praticamente nessuna parola. Camminava dondolando e borbottando, con le braccia immobili lungo il tronco, per il cantiere navale greco, a Lefkada, dove anch’io mi arrabatto per ristrutturare la mia bici di mare, uno sloop in acciaio costruito in Olanda nel ’78 che ultimamente soffre un po’ di corrosione nei punti più bassi della sentina. Fritz viveva a bordo, con un posticino stabile in testa al micromolo del cantiere lasciatogli per gentile concessione di Makis e gli altri due ragazzi del cantiere (ambedue si chiamano Aristotele). La sua barca era molto particolare, un cutter aurico in legno molto basso di bordo non più lungo di 8 metri, con a bordo una stufa non so se a legna o a gasolio che s’intuiva dall’esistenza della incongrua canna fumaria a deturpare la bella tuga. Lasciava raramente l’ormeggio per qualche giorno girando per le isole intorno all’epica Itaca.
“Strano quest’uomo, chissà che ha”, mi dicevo ai primi tempi; però i barcaroli sono tutti particolari, non è che le sue caratteristiche risaltassero così tanto, tranne l’andatura assurda e il borbottio che si intuiva dal movimento delle labbra. Quindi mi facevo i fattacci miei. Pareva avere rapporti solo con un’altra solitaria, una tedesca lunga lunga anche lei abbastanza misantropa e dall’aspetto selvatico. Fu lei poi a spargere ad agosto scorso un avviso di ricerca di Fritz.

Un giorno Marco, che vive lì anche lui a bordo e conosce tutto e tutti, mi racconta la sua vicenda: alla fine m’ero incuriosito e volevo capire che diavolo avesse quel tipo.
Aveva lasciato da anni l’Austria e la vita precedente perché l’intera sua famiglia, moglie e figli, era morta in uno scontro stradale. In un lampo la sua esistenza distrutta con lui ancora vivo. Inevitabile, capirete, l’annientamento di qualsiasi apparenza di equilibrio o normalità.

A fine luglio mi trovavo a Vathy, approdo principale di Itaca. Con un locale si parla della pericolosità sottovalutata degli impianti elettrici di bordo a corrente continua, che possono portare anche all’incendio. “Per esempio, l’altra notte è stata trovata una barca in fiamme, di notte, proprio tra qui e Lefkada”. Nessuno a bordo, hanno detto coloro che sono accorsi verso l’incendio in acqua. Mi mostra le foto e credo di riconoscere la barca di Fritz, le fiamme al centro per il momento risparmiavano la bandiera austriaca a poppa, cerco lo strano comignolo ma non lo individuo: tra notte, schermo dello smartphone e immagine mossa non ci sono riuscito.

La settimana dopo in cantiere racconto la vicenda, nessuno sa nulla di Fritz. “E’ partito qualche giorno fa”. Poi l’appello della tedesca; chi diceva di aver visto la barca tra Cefalonia e Itaca, chi diceva di averla vista vicino Creta.

Oggi sappiamo che lo strano uomo rimasto solo è morto. L’ipotesi più probabile è che abbia dato fuoco alla barca con la stufa (l’incendio sviluppatosi dal centro accredita l’ipotesi) e si sia buttato in mare con un peso legato al corpo, forse l’ancora. Sulle ragioni posso sbagliare ma dubbi ne ho pochi, e gli altri del cantiere vedono la cosa plausibile: famiglia sterminata, vita distrutta a cui mettere fine dopo anni di dolore.

Tutto per uno scontro mortale in strada. Ma è solo un’ipotesi.

Un pensiero su “La fine di Fritz

  1. Spero di non poter mai comprendere le ragioni del suo gesto che in questo momento mi pare del tutto razionale considerando lo schianto che gli ha distrutto la vita.
    M!

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