Bicifestazione 2018: perché le mele non cadono da sole nel cesto

Sei anni fa, nel 2012, si verificò un fatto anomalo nel generalmente stanco tran tran italiano, quasi un atto situazionista: migliaia di persone aderirono all’appello di una manciata di blogger attivisti della ciclabilità e della riscoperta del mezzo bici, tra cui me. In pochi giorni, a febbraio, nacque la campagna Salvaiciclisti, iniziata con un post pubblicato in contemporanea da 38 siti abbastanza di riferimento per questa piccola nicchia di società. Il gruppo Facebook inaugurato per l’occasione arrivò a quasi 20.000 membri in pochi giorni. La campagna ebbe una eco notevole sui giornali, aumentando così le adesioni all’appello. Oggi, nel 2018, quello stesso tipo di persone, in piccola parte del gruppo originario e in larga parte attivi da dopo il 2012, ha deciso di riconvocare a Roma, nello stesso giorno di sei anni fa e ovvero il 28 aprile, una manifestazione nazionale per battere ancora sul punto: all’Italia serve una rivoluzione nel proprio modo di spostarsi. In sostanza, la stessa proposta del 2012, e qui vorrei spiegare perché è necessario, oggi come allora, che la partecipazione sia importante e sia concretamente messa in campo con la propria presenza, non delegata.

La sostanza del discorso potrebbe essere ridotta al qualunquista “nessuno ti regala niente”, e in fin dei conti è così, con qualche peso aggiuntivo alla già stracolma carriola dell’attivismo di base. Il primo tra tutti è il conformismo italiano, che credo abbiate tutti ben presente. La gran massa considera l’automobile privata un diritto costituzionalmente garantito, e la sua movimentazione o parcheggio un diritto da convenzione Onu. Secondo: anche se la situazione, dagli inizi 2000 a oggi, è lievemente migliorata, ancora in troppi percepiscono la persona che si muove in bici uno che sta passeggiando o facendo sport. Terzo argomento più aspro, una novità di questi tempi, è l’inimicizia palese che alcuni settori della società mostrano e concretizzano nei confronti di chi sceglie di muoversi leggermente e a impatto zero. Fondazioni assicurative che vanno a braccetto con la federazione sportiva per dire che se ci ammazzano è colpa nostra; amministrazioni locali (il caso involutivo di Bologna è emblematico) che fanno appostare vigili in borghese per accalappiare genitori che portano figli a scuola usando il senso unico in verso opposto e multare i suddetti; falsi sondaggi messi in giro da aziende assicurative online: in questi ultimi mesi è successo un po’ di tutto. Mi colpisce una frase, non dal sen fuggita, di un’attivista di Bologna: “i ciclisti sono come gli immigrati, nella mobilità: deboli, riconoscibili, diversi. Capri espiatori di tutto”.
In questo 2018 che appare tragico dal punto di vista non solo della convivenza ma della stessa logica di base gli attivisti hanno deciso di riprendere l’iniziativa.
Serve la presenza delle persone. Passate parola, organizzatevi per il viaggio da ogni dove (e sappiate che a breve daremo notizia di sconti sui treni per chi partecipa alla bicifestazione). Se volete le mele dovete andarvele a raccogliere, perché queste non cascano da sole nel cesto, e quelle cadute sono spesso inacidite e marce. Abbiamo fatto enormi progressi nella percezione del ciclista urbano, si sono creati persino dei nuovi lavori (chi ricorda, solo 10 anni fa, una presenza di corrieri in bici nelle nostre città?), in qualche caso si è messo mano anche a qualche amministrazione locale. Stiamo crescendo continuamente ma nessuna mamma passerotta ci porta il cibo al nido: dobbiamo andarcelo a prendere.
Venite a Roma il 28 aprile 2018. Appuntamento alle 16 ai Fori Imperiali. Info su bicifestazione.it.

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